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                    Un 
                    percorso attraverso le strade provinciali per raggiungere 
                    cantine, vigneti ed enoteche. Un vero e proprio tour 
                    attraverso le eccellenze enologiche del territorio quello 
                    proposto dal progetto “Le Vie del Vino”, realizzato 
                    dall’assessorato alla Viabilità della Provincia nell’ambito 
                    del Pit 19. La nuova segnaletica conduce alla scoperta della 
                    realtà enoturistica dell’Alto Belice Corleonese. Partendo da 
                    Palermo l’itinerario tocca i comuni di Monreale,
                    Camporeale,
                    San Cipirello, San Giuseppe Jato, Santa 
                    Cristina Gela, Corleone, Roccamena, 
                    Piana degli Albanesi, Contessa Entellina. 
                    
                      
                    
                    
                         
					itinerario interessa nove comuni dell’Alto Belice Corleonese 
                      
                    
					 Il 
                    percorso attraversa un territorio ad alta vocazione vinicola 
                    in cui sono stati riconosciuti importanti marchi Doc e Igt. 
                    Zone in cui il vino è il motore principale delle attività 
                    produttive ma dove è anche possibile scoprire prodotti 
                    enogastronomici di quadi lità, trascorrere qualche ora nel 
                    relax della campagna, conoscere la storia e i tesori di 
                    questo angolo del Palermitano. Il filo conduttore resta 
                    comunque il vino, la passione di tanti moderni vignaioli, la 
                    tradizione enologica, i processi di lavorazione fra vecchie 
                    usanze e innovazione, le tante 
					etichette 
                    di qualità che in questo comprensorio vedono la luce. 
                    “L’obiettivo di questa iniziativa sottolinea il Presidente 
                    della Provincia di Palermo Giovanni Avanti - è quello di 
                    avvicinare la gente alla cultura del vino puntando alla 
                    creazione di un vero e proprio circuito in cui gli 
                    appassionati possono trovare anche tutte le informazioni di 
                    carattere ambientale e storico necessarie. Obiettivo che si 
                    coniuga pienamente con il sostegno alle realtà 
                    imprenditoriali di un settore in piena crescita come quello 
                    enologico, con un evoluto sistema imprenditoriale e processi 
                    di trasformazione all’avanguardia senza mai dimenticare 
                    l’identità del territorio”. La segnaletica, realizzata 
                    nell’ambito del programma di cooperazione europea “Dyonisos” 
                    con un investimento di 206 mila euro, indica con una grafica 
                    chiara e facilmente individuabile il percorso per 
                    raggiungere le aziende, senza dimenticare le norme del 
                    codice della strada. “La cartellonistica apposta – 
                    sottolinea l’assessore alla Viabilità e Trasporti, Gigi Tomasino – facilita chi vuole percorrere le strade 
                    provinciali alla scoperta di queste realtà. Un modo dunque 
                    per valorizzare il territorio, grazie al recupero del 
                    paesaggio e ad informazioni precise ai visitatori, ma anche 
                    un sostegno alle imprese, in termini di infrastrutture. Una 
                    viabilità adeguata per raggiungere le aziende è infatti un 
                    sostegno fondamentale per l’economia, in particolare in 
                    questo settore dove sempre più il rapporto fra i produttori 
                    e il cliente finale crea nuove occasioni di crescita”. 
                    Sempre con 
                    l’obiettivo di valorizzare la tradizione agricola e di 
                    sostenere il turismo enogastronomico, insieme alla 
                    segnaletica stradale è stata realizzata anche una guida, per 
                    accompagnare i visitatori in cantina. 
                    
                    
                      
                    Gustare a piccoli sorsi 
                    
                    
					  
                    
                      
                    
                    Diciannove 
                    aziende si presentano al pubblico nella guida curata da 
                    Amelia Bucalo Triglia: raccontano le loro aziende, i metodi 
                    di produzione, le tradizioni di famiglia e la storia di 
                    tanti produttori che hanno fatto dell’enologia una ragione 
                    di vita. Lungo queste vie dell’entroterra palermitano gli 
                    enoturisti potranno scegliere fra bianchi e rossi 
                    d’eccezione, fra vitigni autoctoni come Nero d’Avola, 
                    Insolia e Cataratto e vitigni internazionali come Cabernet 
                    Sauvignon, Merlot e Viognier, vini ottenuti da uve in 
                    blend o in purezza. 
                    
                    La 
                    brochure, realizzata nell’ambito del progetto “Le vie del 
                    Vino”, diventa un agile strumento per chi decide di passare 
                    qualche giorno fra aziende enologiche e cantine, una vera e 
                    propria mappa delle eccellenze del territorio dell’Alto 
                    Belice Corleonese. 
                    
                    Con 
                    l’obiettivo dichiarato della Provincia, promotrice 
                    dell’iniziativa, di rendere un servizio al turista e nel 
                    contempo sostenere le aziende. Ogni scheda illustra le 
                    caratteristiche dell’azienda e le proprie etichette. Spazio 
                    anche alle indicazioni per raggiungere ogni cantina, i 
                    riferimenti sul web, i contatti telefonici per richiedere 
                    informazioni o per eventuali prenotazioni. 
					
                    
					L’antico feudo Disisa di Monreale 
					pe r questa terra 
					fu proprio 
                    don Pietro a ricostruire, nel ’68,Guida alla 
                    mano, andiamo anche a noi a scoprire queste diciannove 
                    realtà. La prima tappa è nel Monrealese, dove sono 
                    concentrate le prime sei cantine. Nell’antico Feudo 
                    Disisa, terra fertile e ricca arrivata ad oggi fra 
                    storia e leggende, sorge l’omonima azienda di proprietà, da 
                    oltre un secolo, della famiglia Di Lorenzo: quattrocento 
                    ettari che si sviluppano attorno ad una torre saracena, in 
                    cui i vigneti si alternano agli uliveti. Un felice 
                    matrimonio fra tradizione e innovazione caratterizza la 
                    cantina che, già nel 1970, ha sperimentato in Sicilia 
                    l’adattamento al clima e ai terreni dello Chardonnay e del 
                    Muller Thurgau. Sei etichette: i monovitigni di Nero d’Avola, 
                    Chardonnay e Grillo; “Adhara” e “Chara”, dai nomi delle 
                    stelle, un Sirah in purezza e un blend di Cataratto 
                    lucido e Insolia; “Tornamira”, un blend di Cabernet 
                    Sauvignon, Merlot e Sirah che porta il nome del vigneto 
                    situato nel cuore della tenuta. Non lontano, in contrada 
                    Pietragnella, nell’azienda agricola Tamburello le 
                    antiche tradizioni della raccolta e della vinificazione 
                    vengono tramandate senza rinunciare alle tecnologie 
                    d’avanguardia. Mirella Tamburello, figlia minore di Nicolò, 
                    guida con intuito e sensibilità, doti spiccatamente 
                    femminili, un’azienda in continua evoluzione. Dai vigneti 
                    biologici si ottengono “Dagala” bianco (Insolia e Cataratto 
                    lucido) e rosso (Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon), 
                    “Pietragavina” bianco (Perricone in purezza ) e rosso (Nero 
                    d’Avola in purezza). Sempre a Monreale, in contrada 
                    Virzì, Francesco Spadafora guida l’azienda di 
                    famiglia, ereditata dal padre, don 
                    Pietro, insieme alla passione pe l’azienda danneggiata dal 
                    terremoto del Belice e a rivalutarla. Nel 1988 il testimone 
                    è passato a Francesco che è andato avanti introducendo 
                    moderni criteri di coltivazione e di vinificazione. Al padre 
                    ha dedicato, nel 1993, il primo “Don Pietro” rosso, blend 
                    di Cabernet Sauvignon, Merlot e Nero d’Avola. Accanto a 
                    questa prima bottiglia oggi si può scegliere fra “Don 
                    Pietro” bianco (Insolia, Grillo, Catarratto), “Monreale 
                    Sirah”, “Sole dei Padri” (Sirah in purezza), “Alhambra” (Cataratto 
                    e Insolia), “Incanto” (Catarratto in purezza), la linea 
                    “Schietto” con Sirah, Cabernet Sauvignon, Chardonnay e 
                    Grillo. 
                    
                    A Virzì si può anche scegliere 
                    l’accoglienza di sei mini appartamenti affacciati, come 
                    la cantina e le strutture di produzione, sul cortile 
                    centrale e con una splendida vista sui 180 ettari di collina 
                    dell’azienda. 
                    
                    Nello stesso comprensorio, i vigneti sono il 
                    cuore dell’azienda Sailler de La Tour in cui c’è 
                    spazio anche per gli uliveti, per un frutteto biologico e 
                    per i pascoli. Nella cantina “La Monaca”, costruita 
                    nel 1892 dall’ingegnere francese Antoine De Fry, la 
                    tradizione convive con l’innovazione, il legno è affiancato 
                    al
                    cemento e all’inox. Qui si producono il “Sallier de La Tour” 
                    rosso (Merlot, Sirah, Cabernet Sauvignon, Nero d’Avola) e 
                    bianco (Viognier, Semillon, Sauvignon blanc), i monovitigni 
                    di Sirah, Merlot, Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon, Insolia 
                    e Catarratto. Vigneti e cantina sono oggi gestiti da
                    Tasca d’Almerita che cura anche la fase commerciale. La 
                    “Masseria Pernice”, una guest house di classe, è stata 
                    realizzata in un antico baglio: nelle case un tempo alloggio 
                    dei contadini oggi sorgono quattro appartamenti, 
                    nell’antico granaio è stato ricavato il salone dove i 
                    proprietari - il principe Filiberto e la moglie Domitilla – 
                    accolgono gli ospiti. 
					
                      
					
					                   
					Azienda Sailler de La Tour (Monreale)________ 
					  
                    
					 Il 
                    Feudo di Sirignano, nell’omonima contrada monrealese, è di 
					proprietà dei 
                    Marchesi De Gregorio dal 1730. Vigneti biologici, uliveti e 
                    campi di grano si estendono su queste dolci colline. Le 
                    diverse generazioni della famiglia si sono succedute alla 
                    guida dell’azienda, oggi in mano al marchese Massimo. Nei 
                    sotterranei dell’antico baglio, immerso nel verde di un 
                    bosco secolare, la cantina conserva “Teodora” (Chardonnay, Catarratto e Insolia), “Gregorio Maximo” (Cabernet e Nero d’Avola),  
					la linea “Sirignano” con i monovitigni di Catarratto, Insolia, Chardonnay, Nero d’Avola e Merlot. Nel 
                    “Siringano Wine Resort” una club house, dieci appartamenti, 
                    un ristorante, un punto vendita dei prodotti aziendali 
                    (fra cui l’olio) e il museo dell’agricoltura. 
                    
					Fra 
                    Monreale e Corleone, 
                    l’azienda dei fratelli Pollara si estende per 220 
                    ettari in cui si producono i vini Principe di Corleone. 
                    Amore e dedizione per la terra, una terra a cui l’azienda ha 
                    attinto ma alla quale ha voluto anche dare, contribuendo al 
                    recupero di opere d’arte e ad iniziative sociali. Ventitre 
                    le etichette prodotte: i più tradizionali “Il Bianco” (Cataratto 
                    e Insolia) e “Il Rosso” (Nero d’Avola, Merlot e Cabernet 
                    Sauvignon), i monovitigni “Sinedie” (Chardonnay affinato in 
                    barrique), “Quercus” (Nero d’Avola), 
                    “Merlot”, “Chardonnay”, “Cabernet Sauvignon”, “Pinot 
                    Bianco”, “Grillo”, “Sirah”, “Nero d'Avola e "Merlot giovane" 
					(ottenuta da uve di Nero d'Avola), un blend "Cataratto - Chardonnay”,
					 
					
                      
					
                      
                    
					
					Siringano 
					Wine Resort dei Marchesi De Gragorio  (Monreale) 
					 
					
                      
					
                      
					
                    i più innovativi “Giada” (da 
                    Trebbiano raccolto in leggero ritardo), “Narkè” (Nero d’Avola 
                    di spalliera),  “Evoé” 
                    (Nero d’Avola e Merlot) e “Cupido” (originale blend delle 
                    più pregiate uve nere di Sicilia), i biologici “Sophia” 
                    rosso (da uve di Nero d’Avola) e bianco (da Catarratto), il 
                    “Rosato” (Nero d’Avola), lo “Spumante” (ottenuto con uve  
                    provenienti da selezionati vigneti a 
                    bacca bianca,nelle migliori esposizioni al sole), il vino da 
                    meditazione “Zhara” (da uve di Cataratto e Moscato raccolte 
                    ad agosto e fatte appassire sui graticci per almeno 7 
                    giorni), e le grappe di Catarratto e Nero d’Avola. 
                    Inoltrandosi nella Valle dello Jato, a San Giuseppe 
                    sette soci danno vita a Feotto dello Jato cantina 
                    dall’animo giovane che si ispira ad un connubio 
                    fondamentale: radici e innovazione. La struttura di recente 
                    edificazione si ispira all’architettura rurale tipica, i 
                    metodi di produzione puntano al recupero della tradizione in 
                    una chiave moderna. Da questa filosofia vengono fuori nove 
                    rossi e quattro bianchi oltre a grappe, vendemmie tardive e 
                    gelatine di vino: “Primi Fermenti”, “Feotto” e “Fegotto” 
                    (tutti e tre Nero d’Avola con diverse lavorazioni e periodi 
                    di affinamento), “Feotto” e “Sirae” (Sirah), “Note di Rosso” 
                    (Nero d’Avola e Merlot), “Terra di Giulia” (Nero D’Avola, 
                    Merlot, Sirah), “Rosso di Turi” (Merlot), “Vigna Curria” (Perricone); 
                    “Feotto - Grillo & Insolia”, “Note chiare” (Insolita e 
                    Grecanico), “Iris” (Chardonnay e Insolia), “Sauvignon blanc”; 
                    
                     “Alba 
                    Rosa” (rosato ottenuto dalla vinificazione in bianco di uve 
                    Nero d’Avola); “Zabbia”(vendemmia tardiva di Cataratto e 
                    Grecanico); le grappe di Nero d’Avola e Perricone; le 
                    gelatine di “Zabbia” e di Nero d’Avola.  
                    
                    Inoltrandosi nell’entroterra dell’Alto Belice Corleonese, 
                    incontriamo, in territorio di San Cipirello, la prima realtà 
                    cooperativa, la Cantina dell’Alto Belice: dai 36 soci del 
                    1971 si è passati agli 800 di oggi, 160 mila ettolitri di 
                    vino prodotti, 1600 ettari di vigneti. Grandi numeri senza 
                    perdere di vista la qualità e i legami con il territorio e 
                    con la storia. E alla terra e alla storia si ispirano le 
                    etichette: “Sole Del Belice” (nelle varianti monovitigno di 
                    Cataratto, Nero d’Avola e Sirah), “Belicino” bianco (Catarratto) 
                    e rosso (Nero d’Avola e Sangiovese), “Robinia” (due 
                    monovitigni di Nero d’Avola e di Insolita e due blend, di 
                    Nero d’Avola e Sangiovese di Catarratto e Insolia) e 
                    “Belnovello” (Nero d’Avola e Sirah); la linea “Tre Feudi”, 
                    che prende il nome dagli antichi toponimi Mortilli, 
                    Giambascio e Muffoletto, su cui nacque San Cipirello e che 
                    comprende tre bianchi (uve in purezza di Catarratto, Insolia 
                    e Chardonnay) e quattro rossi (Nero d’Avola, Merlot, Sirah e 
                    Cabernet Sauvignon, tutti in purezza); la nuova linea “Trerrè”, 
                    ispirata a Guglielmo II il “buono”, Federico II di Svevia e 
                    Vittorio Emanuele II con un Nero d’Avola in parte affinato 
                    in barrique per 12 mesi e un Catarratto affinato per 12 
                    mesi, per metà in barrique e per metà in acciaio; il “Genuivino”, 
                    bag in box da 3 e 5 litri con tre opzioni di Catarratto 
                    lucido, Nero d’Avola e Rosso da Nero d’Avola e Sangiovese. 
                    
                    Misure più 
                    contenute, 2.500 ettolitri di produzione, per la Don 
                    Tomasi cantina fondata nel 2004 e oggi di proprietà di 
                    Giuseppe Terrasi  Maria Rosaria Ales. Nell’omonima Contrada 
                    di San Cipirello, vigneti coltivati con metodi 
                    biocompatibili e moderni impianti danno vita a un rosso (blend 
                    di Nero D’Avola, merlot e Sirah) e a un bianco Catarratto in 
                    purezza), al “Cabernet” Cabernet Sauvignon al 0 per cento e 
                    Nero d’Avola), i monovitigni di Sirah e Nero ’Avola e a un blend “Catarratto Chardonnay”. 
                      
                      
                    
                      
                    
                      
                    
                    
					La Cooperativa 
                    Cantina Sociale Alto Belice  
                    
                    
					 Azienda 
					Don Tomasi (San Cipirello) 
                      
                    
                    Restando 
                    in territorio di San Cipirello, proseguendo verso le 
                    pendici del Monte Jato, le Cantine Simonetti parlano 
                    agli amanti del vino dal 1900. Un occhio attento al mercato 
                    e alle nuove tendenze con produzioni differenziate: ai 
                    consumatori tradizionalisti si rivolge la linea “Percianotto”, 
                    vini da tavola nelle tre varianti Bianco, Rosso e Rosato, 
                    confezionati in contenitori da uno, uno e mezzo e cinque 
                    litri; a un consumatore più esperto sono rivolti i 
                    “Pietralunga” in contenitore da 750 ml; agli esperti è 
                    dedicata la linea di produzione di alta qualità, “Perla di 
                    Sicilia”, distinta per i vini bianchi in, “Perla Chardonnay” 
                    e “Perla Catarratto e Insolia”, “Perla Alcamo doc”, “Perla 
                    Bianco” (tre blend di Catarratto e Insolia di diverse 
                    zone di produzione), per i rossi in “Perla Nero d’Avola”, 
                    “Perla Sirah”, “Perla Cabernet Sauvignon” e “Perla Merlot”.
					 
                    
                    Guarda al 
                    mediterraneo Calatrasi, azienda della famiglia 
                    Miccichè, creata nel 1980 dai fratelli Giuseppe e Maurizio, 
                    con il conforto del padre, Vincenzo. Si chiama proprio 
                    Mediterranean Domains il progetto di espansione 
                    dell’azienda: 1750 ettari di vigneti che partendo dalla 
                    Sicilia, e da San Cipirello in particolare, toccano la 
                    Puglia e la Tunisia dove la cantina è ospitata in un piccolo 
                    castello francese di epoca coloniale, impianti di 
                    vinificazioni in tutte e tre le tenute. Il risultato sono 
                    quattro linee di vini i cui nomi evocavo la terra e il sole 
                    del bacino mediterraneo, con i suoi profumi e le sue 
                    suggestioni: della linea “Terre di Ginestra” fanno parte “’A 
                    Naca” (a prevalenza di Nero d’Avola), “Magnifico” (a 
                    prevalenza di Sirah), “651” come l’altitudine a cui vengono 
                    prodotte queste uve di Nero d’Avola e Sirah per la versione 
                    rossa e di Chardonnay per il bianco, “Q FranQ” (a prevalenza 
                    di Cabernet Franc) e “Q BlanQ” (a prevalenza di Sauvignon 
                    Blanc) , tre monovitigni di Nero d’Avola, Cataratto e 
                    Viognier, “Di sera” (Insolita vinificata con metodo Charmat), 
                    “Allora Primitivo” dai vigneti del Salento e il “Passito di 
                    Pantelleria” (Moscato d’Alessandria ottenuto dai vigneti 
                    dell’isola trapanese); la seconda linea è “Accademia del 
                    Sole” con due bianchi (un Viognier in purezza e un blend 
                    di Chardonnay e Viognier) e due rossi (Shiraz in blend 
                    con Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon); “Terrale” di cui 
                    fanno parte quattro monovitigni di Nero d’Avola, Sirah, 
                    Primitivo e Catarratto, un blend rosso di Nero d’Avola 
                    e Sangiovese e un rosato ; vini allegri i “D’Istinto” ossia 
                    “Bahtheos” (Nero d’Avola e Petit Verdot) e “Ljetas” (Catarratto, 
                    Chardonnay e Viognier), un Rosato (da Nero d’Avola e 
                    Sangiovese), due monovitigni rossi di Nero d’Avola e  Sirah 
                    e uno bianco di Grillo, un blend  bianco di Catarratto e 
                    Chardonnay. Piatti della tradizione siciliana possono essere 
                    assaggiati all’Osteria Calatrasi, una moderna masseria in 
                    pietra e legno con ampie vetrate sulle colline. 
                      
                      
                    
                      
                    
                    
                    il relais Baglio di Pianetto a Santa Cristina Gela 
					 
                     
                      
                    
                    Bisogna 
                    andare oltre il lago di Piana degli Albanesi per 
                    trovare Baglio di Pianetto, una tenuta in territorio 
                    di Santa Cristina Gela su cui nel ’97 ha scommesso il 
                    conte Paolo Marzotto. Ricordi di vacanze estive e di corse 
                    automobilistiche, una delle quali gli ha fruttato anche una 
                    vittoria nel ’52 su Ferrari, hanno spinto questo gentiluomo 
                    d’altri tempi a investire in Sicilia, fra l’entroterra 
                    palermitano (dove i vigneti producono Insolia, Viognier, 
                    Petit Verdot e Merlot) e gli altri possedimenti di Noto, in 
                    provincia di Siracusa (dove si ottengono Nero d’Avola, Sirah 
                    e Moscato bianco). Con le etichette di Baglio di Pianetto 
                    nascono “Ficiligno” (Insolia e Viognier), “Shymer” (Shyrah e 
                    Merlot), Ramione (Nero d’Avola e Merlot), “Nero d’Avola”, 
                    “Ginolfo” (Viognier in purezza), “Salici” (da Merlot), 
                    “Cembali” (da Nero d’Avola), “Carduni” (da Petit Verdot) e 
                    “Ra’is” (Moscato bianco). Dal 2005 l’antico Baglio è stato 
                    trasformato in relais de charme, con tredici camere, 
                    solarium e piscina. 
                    
					 Inoltrandosi 
                    nella Valle dell’Alto Belice, verso Camporeale, le 
                    Fattorie Azzolino hanno superato le sfide di tre 
                    generazioni della famiglia Sacco, sino ad oggi quando a 
                    guidarle è Franco Sacco, nipote dell’omonimo fondatore. 
                    Cinquanta ettari, la maggior parte a vigneti e una piccola 
                    parte a coltivata a seminativo, oliveti, pascoli e boschivo. 
                    Con metodo biologico vengono prodotti “Chardonnay” e “Nero 
                    d’Avola”, “Tranùi” (Catarratto e Sauvignon blanc), “Diletto” 
                    (vinificazione in bianco di Nero d’Avola), “D’Incanto” 
                    (Grillo), “Di’more” (Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon), 
                    “Notturno” (Nero d’Avola) e il passito “Dama Cortese”. 
                    
                    È una 
                    storia di famiglia anche quella che vive la Alessandro di 
                    Camporeale. Da Antonino Alessandro, fondatore della 
                    cantina ai primi del Novecento, il testimone è passato agli 
                    inizi degli anni Ottanta a Benedetto cui sono seguiti i 
                    figli Antonino, Natale e Rosolino. Oggi si fa avanti la 
                    quarta generazione, Anna e i due cugini, entrambi Benedetto, 
                    che stupiscono per l’entusiasmo con cui, nonostante la 
                    giovane età, raccontano la storia dell’azienda di famiglia, 
                    svelano i piccoli segreti dietro il nome di un’etichetta, 
                    mostrano tutto l’orgoglio della loro identità. Dalla storia 
                    di questa famiglia, dal legame con queste radici, nascono in 
                    contrada Mandranova vini di grande impatto: “Kaid”, 
                    vinificato per la prima volta nel 2000, è un Sirah in  purezza, 
                    nel 2006 affiancato dal “Kaid vendemmia tardiva” ottenuto da 
                    uve surmature, appassite ma non completamente  
                    disidratate; il “Benedè”, Cataratto in purezza, e il “DonnaTà”, 
                    Nero d’Avola in purezza, riportano ai nomi di famiglia e 
                    alla vita dei campi. Parlano un po’ francese le cantine
                    Rapitalà: nel 1968 il francese Hugues Bernard, conte de 
                    la Gatinais, sposa Gigi Guarrasi, discendente di una nota 
                    famiglia imprenditoriale palermitana, e con lei si lancia 
                    nell’avventura di ricostruire le cantine distrutte dal 
                    terremoto, fra Camporeale e Alcamo. Passione  e 
                    impegno hanno portato la cantina, oggi guidata dalla moglie 
                    Gigi e dal figlio Laurent, ad essere una delle più note, con 
                    una ricca e variegata produzione: “Solinero” (Sirah), 
                    “Hugonis” (Cabernet Sauvignon e Nero d’Avola), “Grand Cru” 
                    (uve Chardonnay raccolte a completa maturazione e vinificate 
                    in bianco), “Cielo d’Alcamo” (vendemmia tardiva di Sauvignon 
                    e Catarratto), “Nuhar” (Nero d’Avola e Pinot Nero), “Casalj” 
                    (Catarratto e Chardonnay), “Nadir” (Sirah in purezza), 
                    “Bouquet” (un sapiente blend di Grillo, Sauvignon e Viognier), 
                    “Piano Maltese” (Grillo e Catarratto in blend con altri 
                    vitigni internazionali), “Campo reale” (Nero d’Avola), il 
                    “Rosato” (ottenuto da Nerello mascalese e Perricone), “Sire 
                    Nero” (Sirah), la linea “I Templi” con i monovitigni “Alcamo” 
                    (Catarratto lucido), e “Nero d’Avola”, il “Rosato” (sempre 
                    da da Nerello mascalese e Perricone) e il blend di 
                    “Catarratto e Chardonnay”. Sempre nel territorio di 
                    Camporeale il vino diventa anche un’opportunità di 
                    riscatto sociale. La cooperativa Val di Bella, sette 
                    produttori associati per un totale di 48 ettari di vigneti, 
                    nasce dalla collaborazione con i Azienda Rapitalà fra Alcamo e Monreale Salesiani e ha l’obiettivo 
                    di dare un lavoro e un futuro ai giovani ospiti della casa 
                    di accoglienza Itaca, minori senza sostegno familiare. Da 
                    questo progetto, che coniuga produzione ed educazione, 
                    nascono i vini “Regalis” (Cabernet Sauvignon), “Itaca” (Catarratto, 
                    Muller Thurgau e Chardonnay), “Jakì” 
                    (Nero d’Avola e Cabernet), “Catarratto” e “Nero d’Avola”. 
                    Proseguiamo addentrandoci nel Corleonese dove la 
                    guida segnala un’altra realtà cooperativa. La Cantina 
                    sociale Vitivinicola Corleonese si trova ai piedi della 
                    Rocca Busambra. Nel 1973 i produttori associati erano 
                    tredici, oggi sono più di quattrocento. E negli anni è 
                    cambiata anche la filosofi della  cantina che se in passato 
                    mirava alle grandi quantità oggi punta a vigneti di maggior 
                    pregio anche se a bassa resa. La cantina produce “Nero d’Avola”, 
                    “Syrah”, “Insolia” e “Cataratto”, “Bianco” e “Rosso” 
                    (entrambi Igt). Con l’etichetta “Feudi di Corleone”, si 
                    possono sorseggiare “Lucenti” (Viognier e Catarratto), 
                    “Nadim” (Sirah, Merlot e Cabernet Sauvignon), “Torre 
                    Sovrana”, nella versione bianco (Chardonnay in purezza) e 
                    rosso (Cabernet Sauvignon). 
                    
                    Le ultime 
                    tappe di questa gita enologica sono nel territorio di 
                    Contessa Entellina. Qui Nino Colletti e la sorella Maria 
                    negli anni Novanta hanno dato vita ad Entellano, 
                    seguendo la strada avviata negli anni Cinquanta dal padre, 
                    don Luca. Il legame con il territorio e la sua storia è 
                    forte, basta sentire parlare Nino Colletti che ama 
                    richiamare le citazioni di Pindaro e Cicerone dedicate al 
                    vino dell’antica città elima di Rocca di Entella. Nella 
                    piccola azienda vengono prodotti il “Don Luca” (Nero d’Avola 
                    e Cabernet Sauvignon), il “Lieo” (Sirah in purezza), l’“Entellano 
                    Merlot”, l’“Entellano Cabernet Sauvignon” e l’“Entellano 
                    Rosso) (Sirah, Merlot e Cabernet Sauvignon dalla vendemmia 
                    2006). 
                    
                    Nell’antico Feudo di Tarucco, oggi sede dell’Azienda 
                    Agricola Geraci, si conclude il nostro viaggio lungo le 
                    vie del vino dell’Alto Belice Corleonese. Quindici 
                    ettari di vigneti e una cantina in cui si producono i vini 
                    che portano lo stesso nome di questa terra, Tarucco, fra
                    Bisacquino e Contessa Entellina. Un tuffo nella storia, 
                    in un fondo passato, nel 1382, dal Re Martino al 
                    vassallaggio della Chiesa di Monreale. Anche l’etichetta di 
                    questi vini è un richiamo alla Sicilia e alla sua identità, 
                    con un’allegoria cinquecentesca dell’isola, il  grano e 
                    l’agave a simboleggiare la fertilità della terra e 
                    l’eleganza che Stefano ed Antonella Geraci vogliono dare ai 
                    loro vini. “Alicante” è il gioiello di famiglia, particolare 
                    perché ottenuto interamente dalle omonime uve poco 
                    conosciute e fra le poche la cui polpa è rossa. L’alicante è 
                    utilizzato anche per “Gioeni”, in blend con Cabernet 
                    Sauvignon e Merlot. Gli altri rossi Tarucco sono “Peralta” 
                    (Nero d’Avola, Sirah e Cabernet Sauvignon), “Nero d’Avola” e 
                    “Sirah”. Due i bianchi, “Chardonnay” e “Colonna” (Grillo, 
                    Greco dorato e Chardonnay). Guida alla mano dunque, per 
                    esperti appassionati o neofiti del vino il tour alla 
                    scoperta delle cantine si preannuncia interessante, con la 
                    possibilità anche di conoscere e apprezzare questo angolo 
                    del territorio palermitano, la sua storia e i suoi prodotti 
                    tipici. 
                      
                    
                                   
					      
                    azienda agricola Geraci nell’antico Feudo Tarucco                     
					
                    
					  
                    azienda Entellano (Contessa Entellina) 
                      
                    
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